Informazioni personali

La mia foto
Mi chiamo Maria e sono una gran mangiona. Mi piace tutto ad eccezione del cibo cucinato male. Mi piace cucinare sempre nuove pietanze e quando non ho piatti e padelle da lavare, mi sento triste. La mia cucina è ricchissima di caccavelle di tutti i tipi; il solo vederle in un negozio mi fa soffrire: le voglio a casa mia!!! Prediligo i dolci e tutti gli impasti lievitati ma non disdegno il resto. La mia vita ruota intorno a due pilastri: la culinaria e la scuola infatti, se mi cercate, mi trovate o in cucina o in un'aula scolastica. Ho aperto questo blog per conservare le ricette provate e poi perchè non voglio essere obsoleta e desidero dimenticare il buon vecchio quaderno di ricette scritte a mano.

Cerca nel blog

mercoledì 1 giugno 2011

Il tonno imbottito (U tunnu ammuttunatu) e la cruenta lotta dell’ “uomo “ contro la “bestia “





 

Aeri l’autro fici u tunnu ammuttunatu picchì chisto è u so periodo; In Sicilia si ni mancia a sazietà : ca cipuddrata,a stufatu ammuttunatu,arrustuto,a carpaccio,a involtino,ca pasta e senza pasta,insomma na tutti li maneri è sempre bono.

Essenno di Favignana,pozzo riri chi a farfalla di li isole Egadi, un tempo luntano, era teatru di na mattanza spettaculare: viniano turisti ri tuttu u munno a virire morire, na camera da morte, lu beddru tunnu. Iddru s’addifinnia prima ri morire ma i tunnarote erano òmini forti e risoluti; lu mari si tincia tuttu di russo e quanno ero picciriddra ,e cia cu me patri, mi facia la granni ‘mpressioni. Mi scantava puru picchì dra varcuzza nica nica misa u centro du mari ‘nsanguinato,cu dintra u capu da mattanza,putia arrutularisi e succerire na disgrazia. I tunni pariano ‘mpazziti,sbattiano li pinni comu foddri ri catina,mentri vagnavano a tutti facennuni fari a doccia ri acqua. Certi voti un ci abbastava a forza di sette-otto omini,armati ri arpiuna, pi aisari na varca un sulu tunnu. Però mi piacia a cialoma chi cantavano i tunnarote: “ aja mola ,aja mola….”. Era na nenia tristi e lamintusa chi mi lassava alluccuta. I turisti scattavano beddri fotografie mentre lu tunno muria. U capu ra tunnara era u “Rais”…mi ricordo di Iachino,un pezzo d’omo auto e robusto chi mi paria ranne quanto un tunnu. A dri tempi c’era u stabilimentu unni travaghiavano li fimmini di Favignana chi aviano u compito di mettire u tunnu ni scatole pi poi essere vinnuto. Ma lu tunnu vinia prima miso a testa sutta pi ittari u sangu e poi travaghiato como si deve.E’ un pisci ri cui nun si etta nenti…u lattume,u core,a ficazza,a bresaola,a curiddra bianca…..tutto si mancia e tuttu bono è. Piccato chi li cosi beddri nun hanno sorti e finiscino presto.I problemi du bisnis ficiro chiurire tutti cosi….e i giappunisi ficiro u resto.

Scusatimi si scrissi ‘nda lu sicilianu ma lu piattu prisintato vulia sta parlata. Ora pi capirini tutti lu scrivu ‘nda la lingua italiana. Si poi qualche stranieru voli leggire a me pagina ci pensa iddru a tradurisilla…….assabbinirica.

L’altro ieri ho fatto il tonno imbottito perché questo è il suo periodo; in Sicilia se ne mangia a sazietà: con le cipolle, nel sugo imbottito,arrostito,a carpaccio,a involtino,con la pasta e senza la pasta,insomma in tutti i modi è sempre buono.

Essendo di Favignana,posso dire che la farfalla delle isole Egadi, un tempo lontano, era teatro di una mattanza spettacolare: venivano turisti di tutto il mondo a vedere morire, nella camera della morte, il bel tonno. Lui si difendeva prima di morire ma i tonnaroti erano uomini forti e risoluti ; il mare si tingeva tutto di rosso e quando ero bambina, e ci andavo con mio padre, mi faceva una grande impressione. Mi spaventavo pure perché quella barchetta piccola piccola messa al centro del mare insanguinato,con dentro il capo della mattanza,poteva capovolgersi e succedere una disgrazia. I tonni sembravano impazziti, sbattevano le pinne come folli di catena,mentre bagnavano tutti facendoci fare la doccia di acqua. Certe volte non bastava la forza di sette-otto uomini,armati di arpioni, per sollevare nella barca un solo tonno. Però mi piaceva la cialoma ( canto popolare) che cantavano i tonnaroti: “aja mola,aja mola…”. Era una nenia triste e lamentosa che mi lasciava sbalordita. I turisti scattavano belle fotografie mentre il tonno moriva. Il capo della tonnara era il “ Rais “…mi ricordo di Giacomo,un pezzo di uomo alto e robusto che mi sembrava grande quanto un tonno. A quei tempi c’era uno stabilimento dove lavoravano le donne di Favignana che avevano il compito di inscatolare il tonno per poi essere venduto. Ma il tonno veniva prima messo a testa in giù per buttare il sangue e poi lavorato come si deve. E’ un pesce del quale non si butta niente..il lattume,il cuore, la ficazza,la bresaola…tutto si mangia e tutto è buono. Peccato che le cose belle non hanno un buon destino e finiscono presto. I problemi del business hanno fatto chiudere tutto…ed i giapponesi hanno fatto il resto.

Scusatemi se ho scritto in dialetto siciliano mail piatto presentato voleva questa parlata. Ora per capirci tutti lo scrivo nella lingua italiana. Se poi qualche straniero vuole leggere la mia pagina ci pensa lui a tradursela……arrivederci.2

Ingredienti:

un pezzo di tonno fresco di circa un paio di kg

spicchi d’aglio

abbondante menta

mandorle bianche (poche)

sale e pepe

tre bottiglie di passata di pomodoro

olio extravergine d’oliva

5

olive verdi snocciolate (facoltative)

Immergere il pezzo di tonno in una bacinella con un pugno di sale (si fa questo lavoro per far perdere il sangue al tonno e rendere la sua carne chiara) e tenervelo per almeno un paio d’ore.

Toglierlo dall’acqua ed asciugarlo.

Fare delle incisioni,con un coltello appuntito,sul pezzo di carne ed introdurvi in ognuna,mezzo spicchio d’aglio,un po’ di menta rigorosamente fresca ed un pizzichino di sale ; in qualche incisione introdurvi una mezza mandorla ( ed anche qualche olivetta).

Fatto ciò,prendere un largo tegame e,con dell’olio,rosolarvi un paio di spicchi d’aglio interi ed il pezzo di tonno.

Coprire il tutto con la passata di pomodoro,aggiungervi un pizzico di sale ed uno di zucchero nella salsa e cominciare a far cuocere a fiamma bassa.

A metà cottura,aggiungere un bel ciuffetto di menta nella salsa che sta cuocendo.

Spesso smuovere il pezzo di tonno per evitare che si attacchi al fondo del tegame e la cottura può dirsi finita quando la salsa è ben ristretta ed il tonno cotto.

Si può servire come secondo ma è ancor meglio se mangiato accompagnato da un fumante piatto di pasta .

Da noi, in Sicilia, il formato di pasta più adatto a questo piatto è chiamato “busiate” (perché fatte con le buse,cioè i ferri per lavorare a maglia).

Le avevo nel congelatore ma,al momento di mettere la pasta in pentola,ho dimenticato di prenderle ed ho “calato” le penne rigate.

1

 

   4

21 commenti:

  1. Ciao Mariabianca, grazie per essere passata da me, ricambio con affetto, complimenti per questo tonno, ne vado matto, volevo invitarti al mio nuovo blog:
    http://orodorienthe.blogspot.com/

    RispondiElimina
  2. Che delizia!!! Ho letto con piacere e con davvero molto interesse il tuo racconto...mi sembrava di essere in quella piccola barca in mezzo al mare tinto di rosso!Meravigliosa, grazie.

    RispondiElimina
  3. è una meraviglia, mi piace molto, io lo faccio anche sotto'olio...

    RispondiElimina
  4. @ FLAVIO Si,passerò a guardarlo.
    @ Deborah Ancora ora,a distanza di tanto tempo,ricordo tutto quel sangue.Grazie a te.
    @TAMTAM ciao carissima,anch'io lo faccio sott'olio e la ricetta l'ho postata quando ho aperto il blog.Anche tu metti 115 g di sale per ogni litro d'acqua?

    RispondiElimina
  5. bellissimo piatto, mi piacerebbe prepararlo ma purtroppo il tonno riesco a trovarlo già in tranci..dovrò parlare con il pescivendolo per cercare di avere un pezzo più grande. un abbraccioe un grazie per tutte le stupende ricette che condividi con noi

    RispondiElimina
  6. Ciao Maria,
    il tuo blog è stata proprio una piacevole scoperta. Ci sono ricette davvero molto belle con belle foto, complimenti! Questa del tonno è, per me, davvero strepitosa. Ad avercelo il tonno buono dei tuoi luoghi! Il titolo del tuo blog mi ha fatto morire dalle risate : "panza e presenza" da quanto tempo non sentivo questa frase!
    Mi iscrivo come tua lettrice così non ti perdo di vista :-)
    Alla prossima

    RispondiElimina
  7. Che bel post. Complimenti!
    Non l'ho mai mangiato così il tonno deve essere buono.

    RispondiElimina
  8. ahahah forte! ricetta sicula, lingua sicula!Sono sposata con un siciliano e vivo in sicila da quasi 10 anni e meno male non ho avuto bisogno della traduzione, perchè in siciliano è tutta un'altra cosa! Bellissimo il post, buonissima la ricetta!

    RispondiElimina
  9. ma che buonoo...dovro' tornare in sicilia prima o poi...

    RispondiElimina
  10. @ STEFANIA grazie,anch'io prendo le vostre ricette.
    @ROSALBA prima di aprire il blog ho rimurginato parecchio sul nome da dargli...alla fine ho scelto panza e presenza. Grazie anche a te.
    @FRA è molto buono anche perchè la salsa prende tutto il sapore del pesce.
    @LAURA Anche tu vivi in Sicilia? Mi fa molto piacere. Grazie.
    @ ROSARIA se ci torni fammelo sapere e ci incontriamo(anche per un dolcetto insieme).

    RispondiElimina
  11. ricetta fantastica! ma cosa ho scoperto che sei di Favignana e io tra un mesetto ho voglia di farci un giro!questa ricetta mi ispira sempre di più a venire in vacanza!

    RispondiElimina
  12. Ma quanto mi sono divertita a leggere in siciliano !!! Vivo nella provincia di Catania ed anche se ci sono delle varianti nei vari dialetti siciliani a me resta sempre comprensibile ... adoro questa terra solare , piena di difetti (come tutte le terre) ma colma di pregi che spesso vengono trascurati .... Con la ricetta mia hai ricorrdato anche " i Mulingiani ammuttunati"...assabbinirica

    RispondiElimina
  13. Il siciliano lo capisco poco, ma questa ricetta mi ha riportato i profumi, i sapori, il mare di un'altra piccola isola siciliana che visitai tanti anni fa.
    La mattanza era davvero una lotta cruenta, drammatica e feroce, due specie : l'uomo ed il tonno. Però nella sua crudeltà, nel suo dramma, era rispettosa del pesce, del ritmo della sua vita e del mare, non come ora che tutto è pescato con l'ausilio di radar ed elicotteri.
    Forse la nenia cantata era anche un modo per salutare il tonno che donava tanta delizia, ma perdeva la vita.
    Grazie e buonanotte.

    RispondiElimina
  14. @LUCY Se vieni a Favignana mi farebbe piacere conoscerti.
    @ HOUSEWIVES Anche tu sicula? Le varianti del nostro dialetto sono davvero tante..i milinciani ammuttunati li faccio anch'io (che bontà!!!).
    @ FABIPASTICCIO Hai colto in pieno il significato della mattanza.

    RispondiElimina
  15. Que delicia que ficou.Tenha um ótimo dia. Um abraço, Marta.

    RispondiElimina
  16. Mariabianca, che delizia questo piatto...mi è piaciuto il post in siciliano, è così che doveva essere descritto!!!
    Anche io faccio il tonno in questo modo, non aggiungo le mandorle, proverò questa variante.
    Buona giornata

    RispondiElimina
  17. @ MARTA BENICA grazie cara,ti abbraccio anch'io.
    @LETIZIA Ci stanno bene sia le mandorle che le olive (sempre poche però!)

    RispondiElimina
  18. Grazie tesoro bellissima ricetta,baci,Imma

    RispondiElimina
  19. Buongiorno Mariabianca, grazie per questo fantastico piatto dal profumo tutto siculo!!
    La tua partecipazione cade a faggiuolo, poco tempo fa sul giornale Scete di Gusto (sponsor del contest) ho proprio parlato della mattanza ^_^

    Bellissima partecipazione,

    RispondiElimina
  20. Inserito questo meraviglioso piatto nella mia raccolta. Oggi esorto i giudici ad iniziare la scelta ^_^

    In bocca al lupo e scusa il ritardo nell'inserimento, i fine settimana in estate per me iniziano prima... sparisco tra mare, sole e voglia di relax

    Baci e buon inizio settimana,

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...